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SUL MONT VENTOUX VINCE IL FRANCESE PARET – PEINTRE LA SFIDA CON HEALY – POGACAR NUOVO RECORD DI SCALATA

Il Mont Ventoux ha un nuovo padrone: Pogacar abbatte ogni record

Storicamente, il Mont Ventoux non delude mai dal primo all’ultimo metro, e non è un modo di dire. Nel finale della sedicesima tappa del Tour succede di tutto: vince la fuga nella figura di Valentin Paret-Peintre, che sblocca così il digiuno transalpino, ma alle sue spalle è lotta serratissima tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard. Il danese, stamattina attardato in classifica generale di 4’13”, è chiamato ad attaccare a ripetizione e lo fa per ben tre volte a fronte delle due rasoiate della maglia gialla, che l’unico buco lo crea al traguardo, di 2″. Finita qui? Macché: dopo la linea d’arrivo succede di tutto, tra cadute, malori e un nuovo record da aggiornare.  

Lo sloveno sale in 54’41”, stracciando i precedenti primati di Mayo, Froome, Schleck e Pantani. Non solo: Vingegaard cade dopo il traguardo e Johannessen si sente male sul Monte Calvo, che non delude mai le attese

Forse quest’ultimo è il capitolo meno a sorpresa scritto sul Mont Ventoux, che da oggi al Tour de France ha un nuovo padrone: il 54’41” scritto da Pogacar vale un nuovo primato, con Vingegaard a sua volta a peggiorare questo tempo di appena 2″, quelli lasciati proprio sulla linea d’arrivo. Cade così dopo 21 anni il primato a firma di Iban Mayo in una cronoscalata del Giro del Delfinato 2004: un 55’51” durato tanto a dispetto dei tanti cambiamenti del ciclismo negli ultimi anni, anche grazie all’esplosione di tanti fuoriclasse. Restando al solo Tour de France, vengono abbattuti altri tempi di lunga durata: su tutti il 58’47” del 2013 di Chris Froome, che tre anni dopo sempre sul Monte Calvo avrebbe vissuto un momento tragicomico (ed iconico), con l’ormai mitica corsa a piedi dopo che la sua bici era rimasta danneggiata da una caduta, e il 57’34” firmato dal compianto Marco Pantani nel 1994, che nel 2000 salì in 59’05”, mentre la prova di Andy Schleck nel 2009 era stata chiusa in 58’45”.

Lo stesso Vingegaard nel 2021 aveva scalato il Mont Ventoux in 59’15”. Il corridore della Visma-Lease a Bike non riuscì a vincere quell’edizione, ma quel giorno staccò tutti i big, compreso il futuro vincitore, nonché già maglia gialla, Pogacar, che perse ben 40″ allo scollinamento prima di rimontare tutto in discesa. Per la cronaca quella tappa la vinse Wout Van Aert, oggi uno dei tanti preziosi gregari di una Visma-Lease a Bike che ha vissuto un brivido dopo l’arrivo: stando ai suoi racconti, un fotografo ha fatto cadere Vingegaard, che a quanto pare se l’è cavata con spavento e nervosismo. La paura vera la causata, suo malgrado, Tobias Halland Johannessen, ottavo in classifica generale e vittima di un malore dopo il traguardo che ha richiesto la somministrazione dell’ossigeno via mascherina: un brivido che a quelle latitudini e soprattutto altitudini riporta sempre alla mente lo sfortunato Tom Simpson, deceduto nel 1967 a causa di un malore. Quel giorno per il britannico, vincitore di un Giro delle Fiandre, una Milano-Sanremo e un Giro di Lombardia, pesarono la fatica, il caldo estremo e anche l’assunzione di anfetamina per migliorare le prestazioni: un mix letale che avrebbe trasformato il temibile Mont Ventoux nella sua tomba.

ORDINE DI ARRIVO 16^ TAPPA

CLASSIFICA GENERALE

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